La partita perfetta


Può una sola giornata cambiare il destino di due persone che non si erano mai incontrate prima? Quando arriva l’anima gemella, è giusto rimettere tutto in discussione e voltare le spalle a una vita che si credeva quasi perfetta? Asia è la palleggiatrice titolare della Nazionale femminile di pallavolo, è talentuosa e molto amata dalle folle, forse troppo.
Ecco perché, all’improvviso e suo malgrado, si trova coinvolta in un gioco di potere che riguarda i più alti vertici della Federazione e che finisce per interessare anche la Nazionale maschile e Mark, il suo capitano. Asia e Mark dovranno fare i conti con qualcosa di più grande di loro, ma anche con una sintonia, un’intesa, un’attrazione che non avevano mai sperimentato prima di allora e che pochi altri hanno la fortuna di provare nella vita. Saranno così coraggiosi da afferrare la felicità di un solo attimo o vi rinunceranno per sempre per timore dell’ignoto?
Immaginiamo che le regole che conosciamo vengano sovvertite, che le carte in tavola vengano rimescolate, facciamoci guidare dalla fantasia, non poniamole alcun limite e lasciamola cavalcare a briglia sciolta come in una favola.
Perché La partita perfetta è proprio questo: una favola moderna che parla di passione, coraggio e soprattutto di sport. Perché lo sport è come la vita, perché lo sport è la vita.




Il romanzo

Asia De Grandi è la migliore giocatrice di pallavolo dell’intera lega femminile italiana, è il capitano della nazionale e il palleggiatore che tutte le squadre vorrebbero. È forte, determinata, estrosa e ha un’intelligenza tattica che la rende unica nel suo genere. Dopo l’esordio in serie A a soli sedici anni, la sua carriera è stata costellata di successi e riconoscimenti, ma ciò non è bastato a spegnere il suo entusiasmo e la sua voglia di dare sempre il massimo. Nella vita sentimentale, al contrario, Asia è annoiata, ha perso ogni stimolo e si è convinta che la routine sia ormai qualcosa di inevitabile. Del resto, a lei basta lo sport: è quello che le dà le vere emozioni.


Quella donna era un problema, un problema perfino più grande di quanto avesse temuto in un primo momento. Non che non fosse brava, tutt’altro. Durante il riscaldamento l’aveva osservata bene, molto bene, ne aveva studiato i movimenti rapidi del corpo, i colpi guizzanti e precisi, ne aveva sondato il viso in un alternarsi di espressioni concentrate e brillanti ed era rimasto affascinato dall’intero pacchetto di forza, determinazione e intelligenza. Così affascinato che aveva iniziato a dubitare di tutto, perfino del fatto che la sua presenza fosse davvero un handicap per la sua squadra. E se Di Miglio avesse avuto ragione? Forse, se loro l’avessero aiutata, Asia avrebbe anche potuto farcela. Forse…
Ma il problema era proprio quello.
L’attenzione dell’intera squadra era convogliata su di lei e solo su di lei, perfino quella di Mark. Sebbene avesse fatto tutto il possibile per ignorarla, infatti, lui per primo aveva fallito miseramente e ora sentiva di aver perso di vista il suo obiettivo, il vero motivo per cui si trovava lì quel giorno. Quella partita era fondamentale per il loro cammino verso il mondiale, dopo un paio di passi falsi era l’ultimo appello per la qualificazione e loro non potevano permettersi di sbagliare, non di nuovo. I ragazzi non avevano bisogno di distrazioni, ma Asia, col quel corpo pazzesco, quel viso intrigante e quello sguardo che sembrava capace di leggerti dentro, era una distrazione continua.
Quello che la osservò con più attenzione fu Mark.
Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Era ammirato dalla sua fantasia, affascinato dal suo carisma e atterrito dal suo coraggio. Era la prima volta che una donna riusciva a suscitare in lui così tante emozioni differenti. Il suo rapporto con l’altro sesso era sempre stato molto semplice: il suo solo scopo era quello di trovare belle ragazze con cui divertirsi a letto e fuori, ma soprattutto a letto. Alcune di loro sapevano qualcosa di pallavolo, altre assolutamente nulla, ma non era mai stato un problema, la pallavolo era una parte fondamentale della sua vita che amava condividere a piccole dosi e solo con chi nutriva la sua stessa passione sconfinata: i suoi compagni di squadra, suo fratello, che giocava nella lega inglese, i suoi genitori, i suoi allenatori… Ma mai con le donne. Asia, però… Asia era diversa da tutte. Era assurdo, la conosceva appena e per di più all’inizio l’aveva considerata solo un’inutile seccatura, eppure, ora che aveva iniziato a vederla per quello che era realmente, sentiva di avere in comune con lei più di quanto avesse mai avuto con chiunque altro. Aveva la sua stessa smania di dare il massimo, la sua stessa grinta, la sua stessa determinazione, la sua stessa generosità nei confronti dei compagni e, esattamente come lui, non si concedeva mai il lusso di sbagliare. E infatti, non lo faceva mai. Mai.
Il suo palleggio era pazzesco, i suoi movimenti possedevano la leggerezza di una libellula, la grazia di una ballerina e la forza di una tigre e il suo cervello viaggiava perfino più veloce delle sue mani.
Asia era il palleggiatore più forte che Mark avesse mai visto giocare.


“Lei era fuoco, passione e pallavolo, con quel pizzico di cervello che non guastava mai.”
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Mark Latham, detto Il Duca, è il capitano della nazionale maschile di pallavolo, ha origini inglesi ma ha ottenuto la cittadinanza italiana già da parecchi anni, fin dalle prime stagioni di militanza nel campionato italiano. Il suo gioco è un mix di potenza, precisione, classe e attenzione ai dettagli. Mark è un uomo forte e sicuro di sé, è un professionista serio, ma è anche un amico sincero che non disdegna l’allegria e la vita di gruppo. Per lui le donne sono un piacevole passatempo, uno strumento per divertirsi e per trascorrere qualche ora di svago, ma la sua vera passione è la pallavolo, una passione che nessuna donna ha mai condiviso.
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Per fortuna c’era Mark.
Senza perdere mai di vista l’obiettivo, il Duca si caricò l’intera squadra sulle spalle, attaccò con forza e precisione ogni palla che gli veniva servita, scaraventò sugli avversari servizi imprendibili, dispensò consigli, pacche sulle spalle, occhiate di incitamento e tanto, tanto sostegno a tutti i suoi compagni senza farsi scalfire in alcun modo dallo scoramento che lo circondava. Era un’isola. Intoccabile, inespugnabile, che si stagliava fiera in mezzo al mare, incurante delle onde che si frangevano sulle sue rive.
Asia era così ammirata che non sapeva più neppure cosa dirgli. I complimenti erano d’obbligo, ma dentro di sé sapeva che non erano abbastanza. Come avrebbero potuto? Quel ragazzo stava facendo miracoli e in cambio non chiedeva nulla, se non forse, la soddisfazione di vincere insieme alla sua squadra una partita che li avrebbe portati sempre più vicini alla realizzazione di un sogno.
La sua passione sconfinata per quello sport si era sfaldata, sfaccettata, frantumata e poi ricomposta, fondendosi con l’immagine di quell’opposto straordinario che saltava con la grazia di una gazzella e si avventava sulla palla con la forza devastante di un uragano. Mark rappresentava il meglio della pallavolo, Mark era la pallavolo.
Erano stati tutti grandi, ma uno in particolare l’aveva impressionata: Mark. Uno come lui non l’aveva mai visto prima. Era il giocatore perfetto. Aveva tecnica, tanta, tantissima tecnica, ma oltre a quella aveva una prestanza fisica pazzesca, una continuità degna di una macchina, una precisione millimetrica e un’intelligenza tattica superiore.
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Dio, Asia, dove sei stata tutto questo tempo?”
“Nel posto sbagliato, Mark…”
Quelle parole lo colpirono dritto al cuore.
Facendo forza su se stesso, prese un lungo respiro e allentò la stretta. Smise di baciarla solo perché voleva guardarla negli occhi.
“Nel posto sbagliato?” chiese, col poco fiato che ancora aveva.
Lei annuì e nel suo sguardo la passione si mischiò a una calda ondata di dolcezza che lo trafisse ancora più a fondo.
“Sì, avevi ragione poco fa, sai? Il mio posto è con te, ora lo so.
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Due Best seller in due categorie diverse... Che giornata!