Esercizi di scrittura

Primo capitolo di 30 days to love prima della revisione:


  1. GIORNO 1 (mercoledì 15 maggio)


Sophie gettò un’occhiata furente fuori dalla finestra, stentando a trattenere le lacrime di rabbia che premevano con insistenza. Se solo non fosse stato fisicamente impossibile, si sarebbe presa a calci da sola. La tentazione, poi, di alzarsi dalla sedia e sbattere la testa contro il vetro era talmente allettante, che dovette stringere i braccioli con forza per non cedervi. Come aveva potuto essere tanto stupida? Certo, non era la prima volta che si lasciava prendere dal panico aprendo la bocca quando sarebbe stato molto meglio tacere, ma quella volta aveva superato ogni limite. Credeva che la vita le avesse insegnato a trattenere la sua innata impulsività, che le difficoltà e le delusioni che aveva dovuto affrontare le avessero fatto comprendere cosa fosse davvero importante. Se pensava a se stessa, vedeva una donna divenuta ormai seria e controllata, forte e responsabile, talvolta perfino un po' noiosa. Eppure, forse, si era ingannata. Forse la Sophie d'un tempo non era del tutto scomparsa. Era stato più forte di lei. Era bastato uno sguardo carico di aspettative per farle perdere la testa. D'un tratto, l'idea di deludere le attese che qualcun altro nutriva nei suoi confronti era parso insopportabile. Frustrata e amareggiata, scosse il capo ancora una volta, maledicendosi mentalmente per quell'assurdo momento di debolezza.

Vedendola in quello stato, il signor Morris, il suo editore, levò un sopracciglio e la fissò incuriosito.

E' tutto a posto?” le chiese sottovoce, coprendo la cornetta del telefono con la mano.

Di fronte alla sua espressione serena, Sophie strabuzzò gli occhi. Tutto a posto? Stava scherzando? In tutta la sua vita non era mai stata così lontana dal sentirsi a posto. In quel momento le sembrava di essere sull'orlo di un precipizio, in equilibrio precario come fosse stata un ubriaco, con il vento gelido e dispettoso che le soffiava alle spalle e piccole dita invidiose che dal basso le afferravano i piedi cercando di trascinarla nel vuoto. Era bastato così poco. Poche stupide parole pronunciate in preda al panico. Tutte le energie che aveva profuso in quel progetto, tutti quei sogni così gelosamente custoditi e finalmente accarezzati rischiavano ora di svanire come neve al sole, lasciando solo un'informe pozzanghera di lacrime e sudore.

Pur di arrivare dov'era in quel momento, negli ultimi tre anni aveva rinunciato a ogni cosa, sacrificando gli amici, se stessa e soprattutto sua figlia, rinunciando a ogni tipo di distrazione e trascorrendo interminabili notti insonni a studiare, a fare ricerche, a scrivere finché non le si era appannato lo sguardo e le avevano lacrimato gli occhi per la stanchezza. Alla fine, però, con sua grande soddisfazione e un pizzico di sorpresa, tutti quegli sforzi erano stati ripagati. Lacrime dal passato, il suo primo romanzo, scritto durante la notte, nel week end, durante le feste e in tutti i ritagli di tempo che il suo lavoro e la sua vita di mamma single le avevano lasciato, era stato pubblicato e, a quanto pareva, stava riscuotendo un successo senza precedenti. Fino a qualche minuto prima aveva pensato che la vita avesse cominciato a sorriderle sul serio. Era stata nominata la scrittrice dell’anno, il suo conto in banca si stava pian piano allontanando da quel rosso accecante che aveva creduto facesse ormai parte di sé, il suo libro stava vendendo ogni giorno sempre di più, i suoi lettori la inondavano di lettere ed email appassionate, i suoi amici la guardavano con stima e ammirazione, sua figlia si professava la sua più grande fan, inspiegabilmente dimentica di quale mamma scadente si fosse dimostrata in ben più di un'occasione: difficilmente avrebbe potuto desiderare qualcosa in più.

Ora, però, stava rischiando di gettare tutto all’aria. Perché diavolo non si era limitata ad ammettere di non avere ancora scritto niente? Perché era una perfetta idiota, ecco perché! Quando Morris le aveva chiesto se avesse già pensato a un nuovo libro e se per caso avesse già finito qualche capitolo, avrebbe semplicemente dovuto rispondergli di no. Tutto lì. Nessuno avrebbe potuto biasimarla. Era passato talmente poco da quando aveva finito Lacrime dal passato che aveva ogni diritto di godersi un po’ di meritato riposo, visti gli sforzi e i sacrifici che aveva dovuto affrontare per dargli vita. Tra l’altro, non era neppure tanto scontato che uno scrittore avesse buone idee così di sovente. Sapeva di autori che aspettavano mesi se non addirittura anni prima di dedicarsi a un nuovo progetto. Perché lei avrebbe dovuto essere diversa?

Incapace di sopportare oltre il peso enorme che le premeva sul petto, si alzò dalla sedia e prese a camminare per la stanza, fingendo di osservare i quadri appesi alle pareti e i libri poggiati sugli scaffali. Aveva bisogno di altro tempo per pensare, per capire come uscire indenne dalla situazione praticamente disperata in cui era andata a cacciarsi. Quali alternative aveva? La più semplice sarebbe stata quella di ritrattare appena possibile ciò che aveva detto poco prima. Magari non proprio completamente, bastava ammettere con grande modestia di aver esagerato, di aver voluto strafare per paura di scontentare la casa editrice e i suoi lettori. Quell'uomo che stava parlando al telefono con aria terribilmente annoiata avrebbe capito? O l’avrebbe considerata una povera sciocca, del tutto priva di qualsivoglia professionalità? La sua carriera era appena iniziata, di fronte a lei c’era ancora moltissima strada da percorrere e lei non vedeva l'ora di lanciarsi in nuove avventure. Adesso che sapeva di poter dare vita e corpo alle trame che si intrecciavano nella sua fantasia, ogni parola, ogni sussurro, ogni emozione rappresentava un nuovo spunto e un elettrizzante stimolo per creare qualcosa di reale. Eppure, uno stupido errore rischiava di farle perdere la sua grande occasione, minando le basi stesse di quella fragile credibilità che si era costruita con tanta fatica. Il mondo dell'editoria era terribilmente cinico. Era difficilissimo entrarvi e altrettanto complicato restarvi. Sapeva perfettamente che se avesse permesso a quella catena di eventi da lei stessa innescata di sopraffarla, non avrebbe mai più potuto realizzare il suo sogno, perché nessuno le avrebbe dato una seconda chance. Non adesso che era appena all'inizio.

No, non poteva accettarlo. A costo di scrivere giorno e notte, più intensamente e assiduamente di quanto avesse già fatto, a costo di non chiudere più occhio per giorni, avrebbe consegnato al suo editore un nuovo romanzo. E avrebbe dovuto trattarsi di qualcosa di valido. Del resto, non era la prima volta che si trovava ad affrontare una prova quasi impossibile. Certo, in precedenza nella maggior parte dei casi era accaduto per via di errori altrui o a causa degli eventi. In questo caso, invece, poteva biasimare solo se stessa. Ma ormai non aveva più alcun senso pensarci. E non c’era neppure il tempo, tra l’altro. Ogni minuto, ogni secondo avrebbe dovuto essere impiegato per il suo nuovo progetto. Forse, se fosse stata più lucida e meno stressata, avrebbe anche potuto trovare un’altra soluzione, di gran lunga meno impegnativa, ma in quel momento, confusa com'era, le sembrò l’unica alternativa possibile. L’unica che le permettesse di non perdere la faccia con il suo editore o di gettare al vento le condizioni estremamente vantaggiose che era riuscita a strappare per il suo nuovo contratto. Non volle neppure pensare al fatto che se avesse scritto una porcheria, eventualità non troppo improbabile visto il pochissimo tempo che aveva a disposizione, avrebbe perso ben più che la faccia e non solo con il suo editore.

Certa di aver trovato un rimedio al danno che aveva appena provocato, si voltò dunque verso la scrivania e sfoderò un sorriso radioso, dopodiché tornò a sedersi, attendendo con calma che Morris finisse di parlare al telefono. Quella chiamata era arrivata proprio al momento propizio, dandole il tempo che le serviva per pianificare una strategia efficace che le consentisse di salvare la sua carriera. O per lo meno, così sperava.

Mentre i minuti passavano, cercò di immaginarsi cosa avrebbe dovuto scrivere nel nuovo romanzo. Negli ultimi tempi aveva avuto parecchie idee e aveva trovato molti spunti interessanti che, se sviluppati nel modo corretto, avrebbero certamente costituito un’ottima base per un libro di successo. Un libro che avrebbe potuto facilmente rivaleggiare con Lacrime dal passato. Però si trattava di materiale piuttosto complesso, che andava analizzato e rielaborato, per cui andavano condotte ricerche lunghe e dispendiose. Dubitava che sarebbe riuscita a scrivere qualcosa di valido nel giro di pochi giorni, qualora avesse deciso di seguire quella via. Anzi, con ogni probabilità avrebbe finito per bruciare delle buone intuizioni, sacrificandole solo perché mancava il tempo di svilupparle come meritavano. No, doveva trovare un'altra soluzione. Le serviva un argomento semplice e accattivante, che si potesse approfondire con uno sforzo limitato, ma che potesse far presa sui lettori, oltre che ovviamente sulla casa editrice. Più ci pensava e più faticava a trovare una risposta.

A un tratto, però, l’occhio le cadde su un libro poggiato sullo scaffale alla sua destra. Si trattava di un romanzo che aveva ottenuto un successo strepitoso contro ogni previsione dei critici. Un'idea cominciò pian piano a farsi strada nella sua mente. Forse, si disse, anche lei avrebbe potuto scrivere qualcosa di simile. Perché no? Le capacità non le mancavano certamente. Anzi, era fin troppo dotata per ridursi a scrivere qualcosa di quel genere. Però, in quel momento, le sembrò l’unica alternativa valida che le rimanesse.

Ok, era deciso: il suo nuovo romanzo sarebbe stato un romance. Ovviamente avrebbe cercato di arricchire la trama con qualche sfumatura di colore, magari sfruttando le conoscenze accumulate negli ultimi tre anni di ricerche, in modo da rendere la storia più interessante e un po’ più elaborata. Alla fine, tutto sommato, il risultato avrebbe anche potuto non essere male. Quando aveva terminato Lacrime dal passato si era convinta che il suo destino fosse di diventare un’autrice di grande spessore, che avrebbe scritto solo romanzi di un certo livello e che non avrebbe mai affrontato tematiche semplici e banali come l’amore. Ma, in fondo, chi era lei per storcere il naso? Si era messa da sola di fronte a quella scelta obbligata e ora non aveva alcun diritto di fare la schizzinosa. Tra l’altro, più ci pensava e più si convinceva che non c’era nulla di tanto riprovevole. Il libro che stava guardando in quel momento era una chiara dimostrazione del fatto che se un autore ci sapeva fare, poteva ottenere successo anche parlando di argomenti all'apparenza futili. Del resto, a tutti piaceva farsi trasportare dalle emozioni e provare sensazioni forti e inebrianti. C’era chi aveva la fortuna di viverle in prima persona, e chi invece doveva affidare le sue speranze alle pagine di un libro. Che male c’era? Si poteva assaporare la magia del primo incontro, il calore inebriante del primo bacio, il dolce turbamento di un cuore innamorato e non si correva alcun rischio di venire delusi o tanto meno respinti. Meglio di così era difficile immaginare.

Vagamente sollevata, provò così a rilassarsi, appoggiandosi mollemente allo schienale della sedia e accavallando le gambe. La calma, però, durò appena un breve istante perché poco dopo una miriade di nuovi dubbi la assalì. Un romance poteva anche essere una buona idea, ma come avrebbe fatto a sviluppare una trama degna di nota? E l'ambientazione? Avrebbe fatto meglio a parlare di un dramma moderno o forse sarebbe stata più intrigante una storia che si svolgeva in tempi remoti, magari nel Medio Evo o in altre epoche più suggestive? Quanto alla protagonista, che caratteristiche avrebbe dovuto avere? Di certo non avrebbe potuto usare se stessa come modello, dato che la sua vita era diventata talmente piatta da annoiare perfino sua madre, nei rari casi in cui trattavano l'argomento. Nessuno avrebbe mai voluto immedesimarsi con lei, questo era ovvio. Ma allora, come doveva essere la sua eroina? E il suo lui? Che tipo d’uomo avrebbe dovuto emergere dalle pagine? Avrebbe dovuto essere dolce, affettuoso, premuroso o invece forte, deciso e temerario, se non perfino rude? Sophie aveva sempre amato gli uomini determinati e sicuri di sé, ma ogni volta che aveva incontrato qualcuno che lo fosse, aveva suo malgrado compreso come tali caratteristiche mal si conciliassero con la giusta dose di attenzione e sensibilità necessarie in un personaggio vincente. Il protagonista maschile di un romanzo d’amore avrebbe dovuto incarnare l’ideale di uomo che ogni donna sognava e avrebbe quindi dovuto possedere tutte le qualità del caso: avrebbe dovuto essere gentile ma non arrendevole, stimolante ma non sfuggente, avventuroso ma mai inaffidabile, divertente ma non chiassoso, sensibile ma certamente non debole, simpatico e affascinante ma solo con la protagonista e mai con le altre donne. E ovviamente, non avrebbero potuto mancare la prestanza fisica e un fascino inesauribile.

In preda alla più totale confusione, cominciò nuovamente ad agitarsi sulla sedia, dondolando la schiena avanti e indietro e lanciando occhiate allarmate tutt’intorno. Fortunatamente la telefonata stava durando più del previsto, altrimenti chissà cosa sarebbe accaduto... Però doveva sbrigarsi perché la sua fortuna non sarebbe durata in eterno e presto o tardi Morris le avrebbe chiesto qualche informazione più dettagliata. E lei non avrebbe potuto certo fare scena muta. Chissà, forse avrebbe potuto dirgli che non voleva rovinargli la sorpresa, invitandolo ad aspettare finché non gli avesse mandato il materiale, ma dubitava che un simile escamotage avrebbe funzionato. Quell'uomo non era un ragazzino e, del resto, nemmeno lei lo era più. Simili giochetti non facevano più al caso suo. Ma, allora, eccola di nuovo al punto di partenza. Cosa doveva fare? Pensa Sophie, pensa, si ripeté.

Dove eravamo?”

La voce di Morris la fece trasalire.

La bocca le si seccò al punto tale che temette di non riuscire neppure a parlare. “Lei...” farfugliò infatti, prendendo a fissarsi le mani, “ecco... Sì. Lei stava dicendomi che le sarebbe piaciuto dare un'occhiata al mio nuovo romanzo...”

Giusto.” L'uomo annuì e distolse lo sguardo per un momento, come se stesse riflettendo.

Sophie decise che fosse meglio non aggiungere altro. Aveva già fatto abbastanza danni a causa della sua lingua lunga, meglio evitare di peggiorare ulteriormente la situazione. Così attese in silenzio che Morris riprendesse la parola, fingendo una calma che era ben lungi dal provare.

Nei prossimi giorni ho un po’ di impegni e non credo avrò molto tempo da dedicare alla lettura…” continuò lui, dopo un attimo, controllando l’agenda sul suo tablet. “Il primo momento libero è a metà del prossimo mese. Sì, credo che possa andare bene. Fra trenta giorni, che ne pensa?” le chiese, portando nuovamente lo sguardo su di lei.

Cosa ne pensava? Che era un'impresa disperata! Scrivere un intero libro in un lasso di tempo tanto risicato era praticamente impossibile, ma cosa poteva farci? In fondo, era più di quanto avesse sperato fino a pochi minuti prima.

In quello stesso istante, il telefono prese a squillare nuovamente. Dopo aver dato una rapida occhiata al display, Morris fece un profondo sospiro e levò lo sguardo al cielo.

Mi scusi, ma devo proprio rispondere…” le disse, stringendosi nelle spalle e scuotendo il capo. “Quindi siamo d’accordo così?” aggiunse poi, lanciandole un'ultima occhiata.

Sì, siamo d’accordo” acconsentì lei, alzandosi dalla sedia e sorridendogli con un leggero imbarazzo.

Allora definisca i dettagli con la mia segretaria e mi chiami pure se dovesse avere bisogno” la congedò con un lieve cenno del capo, guardandola uscire dalla stanza con malcelata impazienza.

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Due Best seller in due categorie diverse... Che giornata!